Istituzione Commissione Affari Istituzionali, la Proposta di Legge del PD

A margine del primo incontro ufficiale tra il Presidente della Regione Molise ed il neo Ministro per il Sud Barbara Lezzi, è opportuno porre l’attenzione su una serie di questioni sulle quali, da subito, è necessario impostare la giusta direzione, dal momento che, nel breve e medio periodo investiranno le direttrici principali dello sviluppo della nostra Regione. Alcune sono state tratteggiate nei resoconti di stampa, altre non affrontate.

Primo, la Zona Economica Speciale del Basso Molise. Occorre lavorare molto per far ricominciare a camminare la locomotiva del Molise e lo sviluppo industriale della zona retroportuale. Molte regioni hanno avviato le procedure attuative. Abbiamo suggerito al Presidente Toma di raccordarsi con chi è già partito. E ci permettiamo di ipotizzare una migliore collocazione della nostra scelta multiregionale con la Puglia, la cui Zes arriva alla zona di Manfredonia, a ridosso quindi del nostro territorio. Gli amici pugliesi stanno avanzando la presentazione della loro proposta e bisogna decidere subito se stare insieme a loro. Non avere un Assessore del Basso Molise per noi significherà mantenere ancora più alta la guardia su queste scelte. Se la decisione è andare con l’Abruzzo, bene. Aiuteremo anche il lavoro politico istituzionale in questa direzione. Sarebbe tuttavia importante coinvolgere nella decisione il Sindaco e l’Amministrazione di Termoli e gli altri Comuni della costa, nonché il Consorzio Industriale. Concertazione istituzionale, senza coloriture politiche strumentali, per far ottenere al Basso Molise tutte le agevolazioni previste dal regime di Zes, che favoriranno gli investimenti industriali con indubbi benefici sull’occupazione.

Tanto più che in prospettiva le ricadute sulle ulteriori agevolazioni per le imprese in Molise saranno maggiori. E vengo alla seconda e fondamentale questione.

Il ritorno del Molise nell’area delle regioni europee ‘less development’. Torniamo cioè fra quelle meno sviluppate d’Europa. Una notizia che circolava ufficiosamente da un po’ di tempo, certificata in questi giorni dalla proposta ufficiale della Commissione europea, ma che non ci lascia spiazzati. Tutt’altro.

Le cause della regressione vanno ricercate nell’arretramento economico di molte regioni europee, italiane incluse. Il loro Pil, nel lungo periodo della crisi, è infatti sceso e la fotografia italiana complessiva che se ne deduce è purtroppo così negativa da ‘spostare’ Marche, Umbria e Abruzzo in area di transizione, Molise e Sardegna nelle ex aree di ‘convergenza’ (allegato 1, cartina).  A questo si è aggiunta la “retromarcia” di tutte le altre regioni, tale da comportare una ipotesi di assegnazione di budget all’Italia migliore del precedente ciclo di programmazione, nonostante il taglio complessivo delle risorse destinate alla coesione dalla nuova pianificazione europea. Dunque, se la notizia è negativa, l’effetto non è un male assoluto, perché in prospettiva significa avere più fondi strutturali per il nostro territorio (allegato2, riparto finanziario).

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