Toma calpesta la volontà del Consiglio regionale. Prima vota per la cooperazione rafforzata e poi sostiene il Molisannio. Mai una volta che sia d’accordo con se stesso!

Lavorare con l’Abruzzo in base all’articolo 117 della Costituzione è il primo passo.  Ridurre le tasse e aumentare la qualità dei servizi l’obiettivo finale del ragionamento sulle aggregazioni regionali. Soprattutto in materia sanitaria. Sapranno farlo insieme a Papa?

Su un tema serio come quello della riforma dei perimetri delle regioni, l’uscita di Toma e Mastella del Molisannio è estemporanea e certamente mal riuscita. Ed è in modo particolare la posizione, del tutto solitaria, del Governatore molisano a configurarsi come una rocambolesca trovata politica, utile come arma di distrazione di massa, per evitare che si discuta dei fallimenti quotidiani dell’azione amministrativa che sta culminando in un dissenso politico allargato, a partire dai sui consiglieri e partiti. Nulla più. Sicuramente, non una proposta con gambe solide su cui camminare.

Toma infatti ultimamente, troppo spesso sorridente ed entusiasta, si è concesso a microfoni e apparizioni televisive per dire come, sulla fusione del Molise con il versante sannita della Campania, “si stia facendo sul serio”. E sarà stato proprio che, preso dall’eccitazione di costituendi comitati e raccolte firme da avviare, il Presidente abbia intenzionalmente dimenticato la volontà che il Consiglio regionale ha messo nero su bianco. Parliamo di atti formali approvati all’unanimità che contemplano un indirizzo politico totalmente diverso. Nel metodo e nel contenuto.

Toma scorda, infatti, come sulla questione l’Assise regionale abbia portato a compimento un lungo lavoro, avviato con l’approvazione di un Ordine del giorno di cui sono stata prima firmataria e poi proseguito per circa un anno e mezzo. Un approfondimento in cui si inserisce ed è di fondamentale rilevanza la dettagliata ricerca di analisi, redatta dalla Svimez, sugli effetti positivi e negativi (economici, sociali, di competitività territoriale, finanziari) circa la possibilità di realizzare entità regionali che “accorpino” più Regioni, ma muovendo dal punto di vista dell’interesse del Molise.

Un minuzioso iter basato sul confronto e la partecipazione che, nel dicembre scorso, è poi culminato con il SÌ del Consiglio regionale alla mozione che prevede la cooperazione con le altre regioni sulla base del modello dell’articolo 117, ottavo comma della Costituzione, la cosiddetta “cooperazione rafforzata” la quale offre alle Regioni la libertà di associarsi liberamente, attraverso accordi (bilaterali o plurilaterali) ratificati dalle rispettive leggi regionali, senza necessità di riforme costituzionali, per svolgere insieme alcune funzioni. Senza cancellare le proprie istituzioni, basandosi su meccanismi di gestione simili a quelli europei.

Questo non significa che successivamente non si possa arrivare a un passaggio ulteriore, ma certamente che esso non possa avvenire in maniera deliberata e posticcia, in quanto la cooperazione dovrà reggersi su un dato fondamentale: “la convenienza”. Proprio su questo fronte, illuminante è lo studio Svimez in cui, di fatto, è possibile rintracciare l’assurdità della proposta del duo Toma-Mastella.

Nello studio, infatti, prima di qualunque forma di aggregazione, fondamentale risulterà l’analisi di “diversi e ulteriori fattori rispetto alle caratteristiche geografiche del territorio”. Per qualunque forma di “collaborazione” bisognerà cioè principalmente “guardare la reale situazione, lo sviluppo del territorio, le esigenze territoriali, la progettualità degli stessi, testandone le possibili dinamiche evolutive una volta superati i limiti meramente di confine”.

E lo Svimez si spinge anche a dire che queste caratteristiche di maggiore interrelazione ci sono con l’Abruzzo. Come giunge a questa conclusione? Analizzando i flussi dei sistemi economici del lavoro. “Il Molise e l’Abruzzo – si legge testualmente nello studio – occupano una posizione geografica particolarmente delicata per una serie di caratteri peculiari. Una circostanza che richiama l’importanza della transizione e il ruolo di saldatura che il Molise e l’Abruzzo si trovano a svolgere fra Nord e Sud. Gli orientamenti della pianificazione nazionale, negli anni Sessanta, vedevano un simile ruolo esplicarsi principalmente in funzione del riequilibrio metropolitano di Roma, la cui crescita aveva assunto un andamento esponenziale apparentemente irrefrenabile: da ciò le aspettative per un sistema policentrico sull’opposto versante della penisola, raccordato mediante gli allora costruendi collegamenti autostradali e destinato auspicabilmente a decongestionare l’area laziale, strutturando nel contempo una direttrice alternativa all’asse longitudinale tirrenico. Ma, nei successivi anni Settanta, il fenomeno della controurbanizzazione, che si manifestava a frenare le maggiori agglomerazioni del Paese, e l’emergere del modello di localizzazione industriale diffusa, che portava a individuare una ‘via adriatica allo sviluppo’, modificavano alquanto l’ottica regionale, evidenziando i caratteri originali di tale modello. In questo contesto economico, sottolinea quindi lo studio Svimez appare quindi strategico un rapporto di coordinamento tra le regioni Molise e Abruzzo per avanzare proposte di intervento di sviluppo e di crescita economica delle economie locali”.

Ora, alla luce di tutto questo, posso quindi affermare con certezza, come il Presidente della Regione abbia deciso di calpestare maldestramente il voto unanime del Consiglio regionale, basato su uno studio e sulle indicazioni del partenariato che ha partecipato alla discussione, ovvero lo stesso parere favorevole espresso da lui e dai suoi alleati politici il 21 dicembre scorso in occasione dei 58esimo anniversario dalla nascita della Regione Molise. Il tutto mostrando, per l’ennesima volta, di non avere alcun rispetto delle Istituzioni e della sua stessa coalizione. E il dissenso degli esponenti di maggioranza, ma anche quello di tanti sindaci molisani, così come quello espresso dalla Cgil che ha parlato “dei soliti annunci”, sono la prova più evidente di tutto ciò.

Perché è così che Toma continua a farneticare su progetti senza fondamenta, provando in tutti i modi a salire su un palcoscenico, probabilmente ignaro che i posti a sedere sono tutti vuoti e che in sala non c’è rimasto più nessuno disposto ad applaudirlo.

Si ponga ora un altro tema al centro di questa discussione, stante anche la recente nomina del Sub commissario alla sanità nella persona dell’avvocato Papa. Saranno in grado i due, il secondo senza evidenti competenze specifiche nella materia sanitaria, di ripianare il disavanzo, consentendo l’abbattimento delle “tasse” per i nostri cittadini? Perché il vero problema che oggi dovrebbe affrontare Toma nel confrontarsi con gli altri territori è come questi garantiscano l’effettività dei diritti e come essi “fissano il costo” dell’esercizio delle funzioni pubbliche, cioè le “tasse”.

Ebbene se si va oltre il fumo delle sue dichiarazioni, quello che oggi si verifica è nient’altro che il fallimento totale di quattro anni. Oggi, infatti, in Molise l’aliquota Irpef è 2,03 fino a 15mila euro annui, e 2,23 fino a 28mila. La Campania ha 2,03 ed è unica. L’Abruzzo 1,73 ed è unica. Che significa in soldoni? Che se hai un reddito inferiore a 15 mila euro in Molise paghi circa 304 euro; se hai fino a 28mila paghi quasi 600 euro. In Abruzzo, paghi rispettivamente 259 e 484 e in Campania 304 e 568.

Quindi i molisani, sul discorso dell’allargamento dei confini, dovrebbero avere chiaro che cosa potenzialmente significherebbe per le loro tasche un allargamento. Perché questo dovrebbe significare un risparmio. Ma per farlo dobbiamo noi essere competitivi, saper mettere in efficienza il sistema sanitario e, quindi, abbassare conseguentemente i tributi. Solo così potremo proporre “alla pari” il matrimonio. Solo così potremo avere dei DEA di II livello e servizi efficienti. E solo in questo modo potremmo avere un prelievo dell’aliquota che, nel tempo, resti stabile e basso, piuttosto che stare al massimo, così come oggi.

Aspettiamo Toma, e ora anche Papa, al vaglio dei risultati di efficienza delle proprie politiche. Continuiamo a pensare che su questo saranno misurati e a nulla serviranno operazioni di distrazione. Continuiamo a pensare che andare insieme dovrà servire al Molise ad erogare servizi migliori a “costi” più bassi. E continuiamo a pensare che sul futuro dei perimetri regionali si debba partire dall’Abruzzo, come le interrelazioni dei sistemi economici del lavoro presentati dallo studio Svimez dimostrano.

Il mio intervento sul Primo Piano Molise, edizione di lunedì 4 aprile 2022.



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