Coronavirus: il Molise può e deve fare di più!

Alla luce degli ultimi sviluppi dell’emergenza Coronavirus in Molise, del picco atteso in questa settimana a livello nazionale e della situazione di molti Comuni al confine, soprattutto in Campania, nonché delle decisioni non chiare che riguardano la sanità, di quelle che destano preoccupazioni e dubbi sui trasporti e di quelle assenti per le attività produttive e il sociale, voglio sollecitare alcune scelte che abbiamo verbalizzato nelle riunioni (e che domani riproporrò al tavolo ‘coronavirus’ del Consiglio) o, indirizzato attraverso comunicazioni private al Governo regionale.

Entriamo nel merito.


Sanità.
Oggi comprendiamo un po’ meglio il pensiero riguardante la riapertura degli ospedali di Larino e Venafro, che non si pone in alternativa alla questione ospedali da campo. Ma non comprendiamo perché si debba mettere solo ora in campo questa ipotesi definita da ‘scenario apocalittico’, senza che tutte le decisioni rientrino in un quadro programmatico di emergenza complessivo e deliberato dal gruppo costituito ad hoc, cioè la cosiddetta Unità di crisi.
Che tecnica decisionale è?


E perché è sempre tutto declinato al futuro ancora dopo un mese che si discute di assoluta emergenza?

Intanto, quello che è sicuro è che continua l’insufficienza di posti letto dell’unico reparto di Terapia Intensiva – quello dell’Ospedale Cardarelli – dedicato ai pazienti affetti da COVID19, e permane la chiusura dell’Ospedale San Timoteo di Termoli che è stato messo in quarantena, stante il tempo infinito occorso per la sanificazione (dopo diverse riapertura previste, pare sia ora mercoledì il giorno fatidico), e dello stato di sofferenza generale del sistema sanitario regionale. Ora più che mai diventa indispensabile, urgente ed indifferibile chiarire alcuni aspetti che, ad oggi, suscitano dubbi e preoccupazioni sulle procedure emergenziali attivate dalla Regione e dalla Asrem.

Per cui, senza alcun intento polemico, ma solo nell’esclusivo interesse di una corretta informazione verso tutti i cittadini molisani, poniamo al Governatore Toma queste domande:

  1. Facendo seguito alla circolare del 10 marzo scorso del Ministero della Salute (protocollo Asrem1381\2020), il tampone diagnostico per COVID19 viene eseguito a tutti coloro che manifestano sintomi influenzali – benché non dichiarino link epidemiologico – e a tutti gli attuali degenti affetti da problematiche respiratorie, anche se ricoverati prima della circolare? Si intende modificare con ordinanza tale indirizzo o intensificare come stanno preferendo altri Presidenti di Regione, estendendo il test diagnostico anche alle persone non sintomatiche?
  2. Quali sono le modalità operative della tenda pre-triage istallata presso l’ospedale Cardarelli? Quali sono i protocolli che vengono seguiti?
  3. Tutto il personale sanitario in servizio è stato dotato dei necessari presidi di sicurezza individuali (Mascherine FFP3, camici monouso, occhiali protettivi)? A che punto è il processo di approvvigionamento e distribuzione di tali dispositivi?
  4. Come ci si sta adoperando per tempo alla riorganizzazione dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso e in particolar modo del reparto di Malattie Infettive e della Terapia Intensiva, alla luce del probabile innalzamento del numero di contagiati nei prossimi giorni?
  5. Come si stanno utilizzando i medici e il personale sanitario al momento non occupati nella normale routine ambulatoriale e dei reparti al momento sospesi? Quando entrano nei reparti i nuovi selezionati con la procedura che di definisce accelerata, ma che comunque sta prendendo molto tempo?
  6. Abbiamo letto che si aspettava il decreto nazionale sulla possibilità di requisire strutture private. Ma intanto si è andati avanti? È stato firmato il protocollo di intesa con gli istituti privati Gemelli Spa e Neuromed per il trasferimento e la gestione di pazienti non infetti nelle rispettive Terapie Intensive? Vengono cautelativamente effettuati a tutti i degenti trasferiti presso tali strutture i tamponi diagnostici?
    7) Che tipo di assistenza no-covid si dovrà svolgere presso i nosocomi di Larino e Venafro stante la loro dichiarata riapertura? Quali saranno i medici ed il personale sanitario impiegato?
    8) Tutti i Presidenti e le organizzazioni dedicate al Coronavirus nelle altre regioni hanno supporti specialistici: intendiamo farci aiutare da qualcuno che conosca bene le emergenze sanitarie e in particolare queste tipologie?
    9) a che punto sono gli ordini sui dispositivi individuali e in particolare quelli per la respirazione (avevamo inteso che si trattasse di 3 tipologie per 30 dispositivi, circa 90 nuovi dispositivi attesi da giorni)?
    Su questa, che è la domanda più urgente, incalziamo ogni giorno come consiglieri del PD le strutture regionali preposte.
    10) Con deliberazione del Direttore Generale n. 31 del 13\03\2020 è stato approvato il Piano Aziendale per la gestione dell’emergenza coronavirus, approntato dal Gruppo Operativo Aziendale per la gestione dell’emergenza coronavirus (costituito con delibera del Direttore Generale N. 3 del 04-03-2020), contenente l’insieme delle istruzioni e raccomandazioni procedurali ed organizzative rivolte a tutti gli operatori potenzialmente coinvolti nella gestione dell’emergenza. Auspichiamo che, oltre alla previsione dei diversi livelli di emergenza, vi siano anche disposizioni operative immediate e non unicamente declaratorie generali.
    E passiamo al secondo tema, i trasporti. Alcune considerazioni a seguito di un’analisi attenta e comparata delle ultime ordinanze di Toma.
    1) il taglio del TPL locale perché non è stato già fatto e segue una procedura che sostanzialmente rinvia ai concessionari la decisione sulle corse, non prevedendo neanche un taglio minimo (es. del 50%), così come fatto da altre regioni?
    2) le ordinanze sui ‘rientranti’. È stato chiarito che chi trasporta merci deve usare mezzi di cautela (ordinanza n.6). Ma perché non è stata adottata la quarantena per tutti coloro che tornano, rimanendo circoscritto l’obbligo ai soli rientranti dalle 14 province? Errore. La Puglia ha fatto così!
    Penultima questione di merito, tutto il settore sociale. La Cenerentola della Regione Molise che oggi dovrebbe essere cuore pulsante.
    L’assessore e il settore sociale, su stimolo degli Ambiti sociali e delle cooperative, ha tenuto ormai 10 giorni fa una riunione il cui unico risultato è stato di far comprendere alle cooperative sociale che gestiscono i servizi che devono ‘arrangiarsi su tutto’, e ai sindaci che sono i soli responsabili di mantenimento o chiusura di servizi essenziali (come quello per gli anziani o i disabili presso le abitazioni o nei centri, ora tutti chiusi). Ma come?
    Oggi è il tempo di organizzare quello che abbiamo definito un vero e proprio welfare sociale. Abbiamo anche proposto, d’intesa con un’associazione di categoria di riferimento delle cooperative sociali, all’Assessorato alle politiche sociali e alla Protezione civile un metodo efficace che, partendo da un numero verde organizzato, potesse smistare le richieste a tutti gli operatori (centinaia di OS specializzati), ma nessuna risposta. Esiste un sistema su base volontaria ma che non può reggere una reale rete dell’emergenza sociale.
    Sul versante delle attività produttive, due valutazioni.
    1) la nostra proposta sulle misure e urgenti, complementari alle nazionali, da attivare subito da parte della Regione perché non viene presa in considerazione?
    2) esistono aziende, operative o ferme, capaci di contribuire ad alcune produzioni indispensabili in questo momento? Che ci sono potenzialità. Possiamo provare a stimolarne qualcuna?
    Circa i metodi.
    Dall’inizio dell’emergenza il sistema territoriale dei sindaci non è stato coinvolto e gli sono stare scaricate le responsabilità del controllo. Né si è chiesto di stringersi al partenariato economico e sociale, per mantenere più forte il legame che in alcuni momenti è ancora più necessario. Ad esempio, per discutere le misure complementari a quelle nazionali per l’aiuto urgente alle imprese che abbiamo proposto. O per sovrintendere agli accordi locali sui protocolli di sicurezza. Si sarebbe potuto avviare il metodo quando non c’erano le misure restrittive, ma se si volesse oggi i sistemi di collegamento in remoto lo garantirebbero benissimo. Ma temiamo che se la condivisione e il confronto non è avvertito come prassi in momenti ordinari non lo diventi in questi. Parimenti per il Consiglio regionale, che ha potuto dire la sua soltanto in pochi momenti fortemente voluti dalle minoranze e le cui domande e solleciti espressi comunque non sono state ascoltati. Per questo, ci torno qui. Dando il contributo di proposte che posso, in assenza di altre informazioni per via istituzionale.
    Auspichiamo che questi punti schematici aiutino ad avere una roadmap di potenziali miglioramenti, restando a completa disposizione per ogni aiuto possa, nel mio modesto ruolo di consigliere regionale, offrire. Non come minoranza, ma come rappresentante istituzionale che vuole contribuire a mostrare al più presto una nuova possibilità alla nostra terra. Parafrasando…
    Right or wrong, my region!

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