Abitazioni a Rio Vivo, una mozione in Consiglio regionale per risolvere il contenzioso tra residenti e Demanio

Migliaia di persone che vivono nella zona di Rio Vivo di Termoli rischiano di dover sborsare ingenti somme di denaro e anche di perdere la casa, se i Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture non interverranno presso l’Agenzia del Demanio, per farla recedere dalle sue infondate ragioni, ponendo così fine ad un contenzioso costruito su errate interpretazioni legislative, che dura ormai da troppi anni.

 Una vicenda difficile e complessa, che il Gruppo Consiliare del Partito Democratico, attraverso una specifica mozione – prima firmataria la Capogruppo Fanelli – ha voluto portare all’attenzione del Consiglio regionale del Molise, insieme ai consiglieri Facciolla, Fontana, Manzo e Romagnuolo, chiedendo la mediazione del Presidente della Regione presso i due ministeri romani.

Questa zona di Rio Vivo di Termoli (zona Sud) costituisce un’ampia lingua di terreno fra il mare ed il retrostante altopiano. Per essa esistono numerose azioni giudiziarie, inizialmente promosse dall’Avvocatura dello Stato nel 1981, che rivendicavano allo Stato parte di essa in qualità di demanio marittimo dai numerosi abitanti che, nel frattempo e con un piano regolatore comunale approvato dall’allora Ministero dei LL.PP., avevano costruito un intero quartiere cittadino di circa, ormai, 1000 abitanti. I privati si opposero alle pretese statali sulla zona eccependo l’intervenuta usucapione.

Ma, con l’andare del tempo, anche gran parte della zona venne rivendicata quale demanio.  Nacquero così centinaia di giudizi in corso, presso la Corte d’Appello di Campobasso.

Tuttavia, con Legge n. 205/17 del 27 dicembre 2017 (finanziaria 2018), si è riconosciuto che il territorio in discussione è da qualificare come patrimonio disponibile dello Stato, e quindi usucapibile, in base alla loro intestazione catastale, applicando anche al Comune di Termoli la stessa legge n. 140 del 2004 che aveva dichiarato già per il Comune di Campomarino la stessa natura privatistica di un territorio molto più esteso, per centinaia di ettari, e destinato ormai a residenze turistiche per 80-100 mila abitanti d’estate.

La Corte d’Appello di Campobasso, però, non uniformandosi al disposto legislativo della L. 205/17, ha pronunciato tutta una serie di sentenze di condanna (ora al vaglio della Cassazione) nei confronti dei cittadini di Rio Vivo, con cui si chiede il pagamento di cifre enormi di indennizzi, il rilascio dei suoli e l’abbattimento delle loro case di abitazione. Tutto ciò, senza tenere in debita considerazione che vi sono state situazioni analoghe a quella di Rio Vivo, dove l’Agenzia del Demanio ha già ritenuto applicabile la legge 104/04 e la L. 205/17 nello stesso Comune di Termoli, tant’è che con atto del 18/4/18 ha transatto con alcuni privati un giudizio esistente sempre presso la Corte d’Appello di Campobasso, riconoscendo il loro possesso ultraventennale su diverse particelle.

Dunque, davvero non si comprende il motivo per cui l’Agenzia del Demanio stia operando solo per alcuni giudizi, in contrasto con i principi d’imparzialità, della buona fede e correttezza, ponendo in essere delle macroscopiche disparità di trattamento. Infatti, nonostante l’entrata in vigore della L. 205/17, sta ancora continuando in maniera pervicace a coltivare i vari giudizi sulla demanialità marittima nel Comune di Termoli. Oltretutto, l’Agenzia del Demanio sta operando in maniera difforme da come ha affrontato la medesima problematica nel Comune di Campomarino, e ciò, come detto, proprio in spregio ai principi costituzionali ed amministrativi poc’anzi citati.

Infatti, per il Comune di Campomarino, l’Agenzia del Demanio e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2004 conclusero un accordo con il medesimo comune, per risolvere una controversia analoga a quella di Termoli, allora pendente in Cassazione, in ordine alla contestata demanialità marittima di tutta l’area del lido.

 La norma per definire la questione, fu concordata e predisposta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, d’intesa con il Direttore dell’Agenzia del Demanio, con il sottosegretario di Stato al Ministero Infrastrutture e Trasporti, dell’Avvocatura di Stato,  con l’allora Presidente della Regione Molise e con il Comune di Campomarino.

 Nell’ambito di questo accordo, le suddette Amministrazioni convennero sul fatto che, stante l’univocità del tenore del disposto legislativo e la sua idoneità a risolvere in via definitiva la questione della linea di delimitazione della fascia demaniale, non vi fossero ulteriori questioni interpretative o, comunque, dubbi applicativi tali da giustificare la prosecuzione di un contenzioso che non aveva ormai più alcuna ragion d’essere.

 L’accordo infatti condusse all’estinzione del giudizio, con rinuncia ai diritti tutti ed alle statuizioni di cui alle sentenze delle Corti di merito, nonché a qualsiasi altro diritto riconosciuto in altre sentenze, sia di merito, sia di legittimità, relative alla definizione della linea di demarcazione oggetto dell’accordo. Si precisa che tale accordo fu firmato per l’Agenzia del Demanio dal Direttore p.t. della Filiale del Molise, previa acquisizione del parere favorevole della Direzione Centrale Area Operativa, dandosi atto che la problematica aveva trovato compiuta ed esaustiva definizione nell’art. 6, comma 2 bis, della L. n. 140 del 2004 e si era invitato il suddetto ufficio periferico a provvedere in merito, in conformità alla disposizione normativa.

Un paio di anni dopo, nel 2008 (all. n. 7, Lettera del Ministro del Mit del 15 aprile 2008, prot. 16042/008/S.M. con allegata relazione depositata in appello ed allegata al verbale di udienza del 17/1/18), il Ministro del MIT in una sua lettera, con allegata relazione degli uffici, indirizzata al Direttore dell’Agenzia del Demanio Arch. Elisabetta Spitz, al Ministero dei Trasporti, Ufficio di Gabinetto e Direzione Generale dei Porti, al Presidente della Regione Molise, al Sindaco del Comune di Campomarino e al Comandante della Capitaneria di Porto di Termoli, dopo aver ricordato la riunione su citata svolta a palazzo Chigi, chiarì ulteriormente la questione, nel senso della non demanialità delle aree.

Da allora non c’è stata più nessuna pretesa dell’Agenzia o della Capitaneria sui terreni di Campomarino Lido.

Dunque, viene lecito porsi il seguente quesito, e cioè: come mai non viene adottata la stessa soluzione per il Comune di Termoli?

Attraverso la mozione presentata in Consiglio regionale, i Consiglieri Fanelli, Facciolla, Fontana, Manzo e Romagnuolo, hanno quindi impegnato il Presidente della Regione Molise a chiedere al Ministro del MEF, competente per gli atti dell’Agenzia ed il Ministro del MIT, competente per l’amministrazione del demanio marittimo, affinché intervengano sull’Agenzia del Demanio per indurla a recedere dalle sue pretese.

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